Giuseppe Cazzolla Presidente Fare Verde gruppo regionale della Puglia: “L’Uomo e se stesso.”
Da 17 anni impegnati, in prima linea, a difesa sul territorio, ma non abbiamo nessuna intenzione ad “abituarci” ai continui stupri ambientali.
Riflessioni sugli ultimi avvenimenti.
L’Uomo, da sempre ha cercato di ergere dei confini a protezione di se stesso e dei propri averi.
Dapprima si proteggeva dagli attacchi degli animali feroci, costruendo palizzate o chiudendosi nelle grotte.
Poi sono arrivati i nemici, “gli altri” , ed allora si sono costruite alte mura e castelli.
Tutta la storia dell’Uomo è costellata da questi segni lasciati sul territorio.
Ad un certo, però, l’Uomo si è posto in competizione con la Natura, realizzando opere di alta ingegneria per deviare corsi di fiumi, eliminare boschi per incrementare l’agricoltura, man mano che la popolazione aumentava e ne aumentavano i bisogni, ecc.. A quel punto il vero obiettivo era quello di distruggere quella Natura che non fosse funzionale agli interessi dell’Uomo, trascurando deliberatamente tutti gli altri esseri viventi presenti sul nostro Pianeta.
Tutto ruota attorno ad uno spartiacque: la rivoluzione industriale.
L’Uomo da quel momento ha iniziato a devastare ciò che per secoli aveva mantenuto in un equilibrio abbastanza perfetto.
Ed è in quel momento che l’Uomo prima ancora di inquinare la Terra, ha iniziato ad inquinare se stesso. Il sacro, la spiritualità, la morale hanno lasciato il posto ad un ritmo frenetico, ad una dimensione esclusivamente economica.
Nella perenne ricerca di soddisfare i propri bisogni, l’Uomo avallato da un modello di sviluppo sbagliato ritiene che il miglior sistema socio economico sia quello in cui la produzione industriale, il consumo civile, nonchè la richiesta energetica aumentano indefinitamente, senza, però, tener conto che la Terra non è in grado di sostenere tutto il saccheggio e l’inquinamento che si sta ponendo in atto.
Queste mie sintetiche premesse, mi conducono ad analizzare gli avvenimenti di questi giorni.
L’enorme richiesta di consumi energetici, con la maschera di una subdola “transizione green” sta tentando di trasformare una cultura secolare di intere aree geografiche. E’, pur vero, che questo processo di trasformazione è presente già da diversi anni ( basta osservare i tristi filari degli uliveti delle nuove varietà “ resistenti”), ma oggi lo si sta cercando di farlo passare come legittimo e anzi migliorativo.
Fa specie leggere in alcune relazioni di accompagnamento alle richieste autorizzative di impianti agrivoltaici quei paragrafi relativi al paesaggio rurale, dove si cerca di spiegare che quest’ultimo non può rimanere immutato perchè è funzionale agli intensi economici dell’Uomo che cambiano e che l’attuale organizzazione olivicola è “ottocentesca”. Ciò significa, in parole povere, che tutte le levate di scudi di questi giorni sono o battaglie ideologiche o assolutamente propagandistiche, perchè il destino è altro.
Ancora una volta qualcosa che tutto sommato era “una buona idea” ( coesistenza di agricoltura e di produzione di energia…. funzionale all’azienda e solo per l’eventuale surplus destinato alla distribuzione) si è trasformata in un enorme business destinato a poche lobbies con intenti speculativi e di distruzione del territorio. Un film che da queste parti abbiamo già visto con i tanti insediamenti industriali poi abbandonati con gravi ripercussioni sul territorio. All’epoca c’era il ricatto occupazionale, ora quello Green.
Ovviamente noi non la pensiamo in questa maniera ed in nostro supporto vi è la convinzione quasi quarantennale che è il nostro modello di sviluppo ad essere in discussione che assimila il ben-essere al possesso massimo di cose. Riteniamo che l’attuale transizione ecologica debba essere sostituita da una più efficace conversione ecologica tanto cara ad Alex Langer e poi tornata alla ribalta grazie alla enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì” .
L’alternativa, ovviamente, non è tornare alle candele ( come un caro amico mi ha scritto simpaticamente, dopo il mio intervento in Consiglio Comunale), ma pensare ad altri luoghi dove sistemare i pannelli fotovoltaici ed in genere tutti i sistemi di energia alternativa ( di cui siamo dei sostenitori, da sempre), privilegiando un sistema di distribuzione di prossimità o di comunità che premia le piccole produzioni anziché sistemi di produzione e di distribuzione vetusti creati con la vecchia logica del sistema centralizzato che distribuiscono l’energia nella rete a tutto vantaggio delle Società e non certamente del territorio.
Ma bisogna sempre ricordarsi che i sistemi di produzione e di consumo volti alla ricerca del profitto e alla massima espansione non sono più sostenibili. Occorre una crescita di una coscienza ecologista, un riconoscimento del degrado ambientale e dell’interconnessione globale dei problemi ecologici. “La conversione non è solo un termine spirituale, ma è anche un termine produttivo, un termine economico. Significa convertire la nostra economia, la nostra organizzazione sociale verso rapporti di maggiore compatibilità ecologica e di maggiore compatibilità sociale, di minore ingiustizia, di minore divaricazione sociale, di minore distanza tra privilegi da una parte e privazioni dall’altra”( Alex Langer).
Fondamentali saranno, pertanto le nostre scelte in tema di salute alimentare, sulla riduzione dei consumi e quindi dei rifiuti e sulla lotta contro l’invasiva presenza della plastica, sulla scommessa sulla efficienza energetica e la bioedilizia, sulla scelte urbanistiche e sulla mobilità.
Se ai lettori farà piacere approfondiremo in seguito queste tematiche tanto care anche al compianto Paolo Colli, fondatore di Fare Verde il quale si è fatto sempre promotore di una “ecologia dei piccoli gesti, delle scelte in prima persona, delle idee che diventano azioni. Perchè prima che cambino le leggi o il sistema economico, dobbiamo cambiare noi stessi, il nostro immaginario, il modo di vita quotidiano”.
Non basta più una visione ecologica che si limita a gestire l’ambiente, quando è troppo tardi o, unicamente quando va a discapito degli esseri puramente umani, ma la natura merita di essere protetta indipendentemente dall’”utilità” che rappresenta per l’Uomo, basandosi su un principio di “dotta ignoranza”: non potendo mai essere interamente previste le conseguenze di lungo termine di una trasformazione dell’ambiente naturale, è meglio astenersi ogni volta che il rischio connesso ad una data azione sembra molto elevato.
Tocca anche a noi, quindi fare la nostra parte e senza doversi preoccupare del consenso elettorale, possiamo far valere altri interessi, attraverso “azioni dirette, propositive e di boicottaggio, proteste civili, resistenza nonviolenta, il rifiuto di finanziare una politica ed un’economia distruttiva” ( Alex Langer). Anche la politica deve risultare, allo stesso tempo, decisiva, promuovendo il cambiamento votato all’efficienza ed ad uno sviluppo tecnologico necessario.
Vi è un’ultima amara conclusione: l’Uomo dopo aver eretto muri e palizzate contro gli invasori, ha sperato di poter difendere la Natura, da se stesso, a colpi di decreto creando parchi, riserve, e aree protette ma a quanto pare anche questa strategia non sta portando grandi risultati visti gli ultimi episodi avvenuti nell’oasi Lago Salso nel Parco Nazionale del Gargano.
Avv. Giuseppe Cazzolla
Presidente Fare Verde gruppo regionale della Puglia


